Arrivare secondi pari merito in una corsa a tre in cui si era partiti favoriti non può essere certamente definito un successo.
Quanto avvenuto all’ONU, dove i due seggi non permanenti al Consiglio di Sicurezza che toccavano all’Europa Occidentale sono stati assegnati uno alla Svezia (promossa alla prima votazione) e l’altro in coabitazione a Italia e Olanda, che siederanno nel Consiglio un anno a testa, è nei fatti un mezzo fallimento del governo italiano.
Stupisce che molti parlino di “conquista” del seggio quando alla vigilia del voto persino i giornali svedesi e olandesi davano per sicura la promozione dell’Italia e invece non siamo riusciti a conquistare il quorum di 128 voti necessari per l’elezione e ci siamo arenati sul 95 a 95 con l’Olanda al quinto scrutinio.
Probabilmente il nostro Paese non riesce a esercitare grande influenza se non è in grado di trasmettere il messaggio che il maggiore bacino di crisi, oggi, è il Mediterraneo sul quale si affacciano un Medio Oriente in fiamme, l’Africa del Nord sempre più palestra per i terroristi e trampolino di lancio per le migrazioni, nazioni vecchie e nuove che cercano di resistere alle infiltrazioni del fondamentalismo islamico e a gravi problemi economici.
Di fronte a tutto questo, l’Italia era il candidato perfetto a quel seggio nel Consiglio di Sicurezza perché è coinvolta in prima persona in tutto questo, ha affrontato e sta affrontando da sola questioni enormi (visto che l’Europa presa da altri problemi latita), e ha idee da proporre.
Col massimo rispetto per gli altri paesi che hanno espresso il loro voto, e per quanti hanno partecipato alla corsa per il seggio, quale Paese può giocare un ruolo chiave in questi scenari se non l’Italia? Nel 2005 Svezia e Olanda erano state “indicate” per occupare i seggi nel biennio 2017-18, ma in 12 anni succedono tante cose e il mondo cambia velocemente.
Peccato che all’ONU, ancorati a vecchie liturgie ormai prive di senso, non se ne rendano conto e si siano persi di vista i problemi veri, quelli che tormentano i popoli e segnano i loro destini.
Un seggio a metà non è un successo, quindi, ma una sconfitta. Lo è per l’Italia e lo è soprattutto per l’ONU.