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Le criptovalute e la nuova moneta

Partiamo dalla definizione di Wikipedia per il termine criptovaluta

“Una criptovaluta (o crittovaluta o criptomoneta) è una valuta paritaria, decentralizzata digitale la cui implementazione si basa sui principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé. Come ogni valuta digitale, consente di effettuare pagamenti online in maniera sicura.”

Perché iniziare con questa definizione? Perché spesso si tende a “demonizzare” ciò che non si conosce o che non si vuole conoscere, perché la conoscenza richiede studio ed approfondimento. Praticamente un po’ come avveniva venti anni fa con il web: c’era chi diceva che era uno strumento pericoloso, un luogo pieno di insidie e truffe, eppure oggi potremmo immaginare di vivere senza internet? Impossibile. L’uso di internet ci accompagna in ogni momento della giornata. È stata e continua ad essere la più grande invenzione degli ultimi secoli. Lo stesso potrebbe essere per la tecnologia blockchain o per l’utilizzo delle criptovalute. Il bitcoin è stata la prima criptovaluta e senza dubbio la più famosa (ne esistono più di 650 ufficialmente).

E cos’è la blockchain? Torniamo su Wikipedia:

“Una blockchain (in italiano letteralmente: catena di blocchi) è una base di dati distribuita, introdotta dalla valuta bitcoin che mantiene in modo continuo una lista crescente di record, i quali fanno riferimento a record precedenti presenti nella lista stessa ed è resistente a manomissioni. La prima e più conosciuta applicazione della tecnologia blockchain è la visione pubblica delle transazioni per i bitcoin, che è stata ispirazione per altre criptovalute e progetti di database distribuiti”.

In parole semplici è un grosso registro pubblico, distribuito e decentralizzato, sfrutta il peer-to-peer, dove sono registrate tutte le transazioni in bitcoin dal 2009 (fatte senza intermediazioni bancarie). Di questa tecnologia ne sentiremo parlare sempre di più.

Ma l’utilizzo della blockchain non è relativo solo alla funzionalità dei pagamenti.

In questo momento stanno nascendo ogni giorno decine di progetti interessanti basati sull’utilizzo della blockchain, alcuni dei quali potrebbero tranquillamente essere “appoggiati” o comunque sia ripresi dalla PA stessa. Stiamo parlando ad esempio delle esperienze che vi sono già oggi nel mondo, quali: il catasto digitale, la distribuzione di sussidi, l’e-voting (voto online), l’e-identify, tutto ciò che riguarda le informazioni in ambito processuale.

Qualche settimane fa è stata approvata una mozione a prima firma Baldassarre, dove si diceva:

“4) a creare un gruppo di lavoro, coinvolgendo l’Agenzia per l’Italia digitale, l’Istituto nazionale della previdenza sociale e le start-up che si occupano di blockchain, per focalizzare ed approfondire le possibilità applicative di questa tecnologia per la pubblica amministrazione, in particolare per la tracciabilità delle erogazioni dei sussidi per la disoccupazione e per una maggiore trasparenza”.

La mozione voleva servire ad inserire l’argomento della blockchain nel dibattito parlamentare, fungendo da Cavallo di Troia all’interno delle istituzioni che guardano al futuro con fatica. Ecco perché abbiamo il dovere di indagare, investire sulla ricerca, essere sempre curiosi, al fine di sviluppare idee che possano semplificare al cittadino la vita di tutti i giorni.

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