Non mentite a voi stessi e non nascondetevi dietro a un dito. Ormai è sempre più evidente che la splendida idea che ci aveva scrollato dal torpore, ci aveva unito e convinto ad impegnarci in prima persona non verrà mai messa in pratica.
Vi vediamo sempre più imbarazzati in questa situazione che vi spinge verso uno di due estremi parimenti terribili: lì dove siete o ci si adegua al branco, si china il capo e si va avanti a testa bassa oppure ci si relega in un angolino, auto-ripiegandosi sul proprio piccolo ambito di lavoro che in sordina si continua a portare avanti, spesso in maniera egregia.
Eravamo partiti tutti con entusiasmo per cambiare l’Italia, siete finiti a scrollare le spalle, a minimizzare, a far finta che quello che non condividete non vi riguardi. Invece siete coinvolti. Volenti o nolenti, abbiamo tutti un marchio addosso.
C’è chi ha rinunciato ai vecchi ideali per mantenere la fedeltà al simbolo e chi invece ha rinunciato al simbolo per mantenere la fedeltà agli ideali. Non esiste terza possibilità: in questo mondo infame ci hanno costretto comunque a tradire qualcosa. Quindi è una questione di priorità, e di dare risposte a tre semplici domande: cosa conta di più per voi? Da cosa è fatta la politica? È fatta dal marketing o dagli ideali?
Una volta usciti si sta meglio, si è più leggeri e più liberi. Non ci sono più rospi da ingoiare, non bisogna più arrampicarsi sugli specchi per giustificare errori non nostri, si è più liberi di agire e di costruire il progetto che avevamo immaginato all’inizio, magari anche di sbagliare, avendo la capacità di acquisire nuova consapevolezza e forza dagli errori.
Noi ci stiamo faticosamente provando: abbiamo messo da parte il risentimento e la frustrazione (che pure abbondavano) stiamo tentando di costruire un nuovo movimento, correggendo gli errori riscontrati, salvando i principi buoni, affinando alcuni aspetti in base a quello che con l’esperienza diretta abbiamo imparato in questi anni vissuti attivamente in Parlamento e sui territori.
Insomma: ecco quello che secondo noi sarebbe dovuto essere un movimento capace di cambiare l’Italia.
Dove vengono rimessi al centro del disegno politico i territori invece di schiacciarli.
Dove l’onestà che viene pretesa è prima di tutto quella intellettuale.
Dove non ci sono capi né padroni, né depositari della verità assoluta, ma tutto, oneri ed onori, è diffuso tra chi aderisce al progetto.
Dove i conflitti e i problemi vengono affrontati e gestiti con regole precise e trasparenti, senza patiboli mediatici.
Dove i territori e gli attivisti sono un bene prezioso su cui investire, da far crescere e con cui costruire azioni politiche concrete, senza lasciarli in un caos governato nell’ombra.
Dove la politica torna a diventare impegno quotidiano sul territorio e non mera attività divulgativa sul web di contenuti, che spesso, anche voi vi rifiutate di condividere perché sapete quanto siano distorti.
Dove invece di abbruttirsi e cercare di far leva sui peggiori istinti animali, si torna a parlare alle teste cercando di risvegliare le intelligenze.
Dove i problemi non vengono cavalcati con stucchevole mediaticità ma sono affrontati come ci eravamo detti fin dall’inizio: analisi pragmatica, individuazione della soluzione migliore per la comunità, proposta costruttiva.
Abbiate coraggio, uscite allo scoperto e provate a cambiare le cose. Non siate complici di un disegno che punta a sterilizzare il dissenso degli italiani che hanno votato per una forza che si proponeva di cambiare il Paese.
Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni, Tancredi Turco