Com’è possibile che uno spettacolo per famiglie si trasformi in un inferno? Che un bambino di 7 anni si ritrovi in coma? Che più di 1500 persone finiscano in ospedale?
Non chiediamo dimissioni, le persone elette devono, se non per casi eccezionali, dare seguito al loro mandato. Ma non vi è dubbio alcuno, che la gestione della sicurezza, ai diversi livelli, sia stata del tutto deficitaria. Le vie di fuga “reali” della piazza, sono tutte da verificare, posizionate ai suoi estremi. La vendita di alcolici in bottiglie di vetro, durante tutto il giorno, è concausa di un così gran numero di feriti, e il letto di cocci di vetro lo evidenzia.
C’è da chiedersi come abbiano gestito la cosa i partecipanti al “tavolo della sicurezza” del Comune.
Tutti i giorni, attraverso i media prendiamo coscienza di quanto la probabilità di un attentato terroristico sia reale. Nello stesso giorno della follia di Torino, i terroristi hanno provocato a Londra il terzo attentato, a poca distanza di tempo uno dall’altro.
Un attentatore al centro della piazza torinese, avrebbe avuto molto tempo a disposizione prima che le forze di sicurezza, posizionate all’esterno, potessero essere in grado di renderlo inoffensivo. Con il minimo dispendio di energie, avrebbe causato il massimo danno possibile. E oggi saremmo qui a contare i morti.
Non si deve vivere con la paura, ma neanche fingere che siamo al sicuro da certi eventi. Parafrasando i prospetti informativi di una proposta d’investimento, il fatto che un attentato non sia mai successo in Italia, non è garanzia affinché non succeda nel futuro prossimo. E di quanto è successo, dovremmo farne tesoro per comprendere cosa sia necessario fare e cambiare nel campo della prevenzione.
Dovrà essere per esempio rivisto il sistema della valutazione dei rischi pre-eventi, implementare nuovi sistemi di sicurezza come effettuato in altre città, un maggiore coordinamento con chi ha applicato le migliori pratiche di sicurezza. Di certo, sarà opportuno evitare la superficialità che si è vista in questo caso.